In questo numero di APREbrussels: il bilancio dei quattro anni di Jean-Eric Paquet alla guida di DG R&I; il Parlamento prova ad affondare il colpo sullo European Innovation Council; la posizione del Consiglio sul bilancio 2023; Il piano b del Regno Unito: alternativa all’associazione a Horizon Europe?; l’accordo sulla riforma del sistema di valutazione della ricerca; via libera della Commissione all’IPCEI sull’idrogeno. |
Il team di Bruxelles di APRE vi augura buone vacanze e una serena estate. Il prossimo numero di APREbrussels arriverà martedì 30 agosto. A presto! |
Paquet in uscita da DG R&I: i successi e il lavoro incompiuto – La preparazione e il lancio di Horizon Europe, i successi raggiunti nei quattro anni di mandato, le difficoltà nel periodo di crisi pandemica, le cose ancora da fare: c’è questo e molto altro nell’intervista concessa a Science|Business da Jean-Eric Paquet, Direttore generale uscente della DG R&I, che si appresta a diventare a settembre il nuovo ambasciatore dell’Ue in Giappone. Paquet riconosce che lo slogan “evoluzione, non rivoluzione” con cui la Commissione aveva presentato Horizon Europe quattro anni fa è ormai superato: le novità e i cambiamenti introdotti dal nono Programma quadro rispetto al predecessore Horizon 2020 sono maggiori di quelli annunciati e preventivati. Tra i successi rivendicati, Paquet sottolinea l’introduzione della nuova governance del Programma, caratterizzata ora dal coinvolgimento attivo di più direzioni generali e quindi da una responsabilità condivisa sotto la guida di DG R&I nella definizione (co-creation / co-design) delle priorità di ricerca e innovazione. Il Direttore uscente ribadisce inoltre la necessità di un impegno politico maggiore da parte degli Stati membri nello sviluppo e nell’attuazione dello Spazio europeo della ricerca, e si mostra scettico sulle proposte degli eurodeputati riguardo l’implementazione dell’EIC (ci arriviamo), pur riconoscendo le difficoltà operative incontrate negli scorsi mesi e ribadendo la disponibilità della Commissione a un confronto costante con il Parlamento sul tema.
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Le politiche di ricerca e innovazione viste (e fatte) dal Parlamento europeo: Horizon Europe, Next Generation EU e il PNRR, i nuovi orizzonti tecnologici, l'autonomia strategia europea, la scienza da comunicare e tanto altro nell'APREtalk tra il direttore Marco Falzetti e l'eurodeputata Patrizia Toia
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Bilancio 2023: la posizione del Consiglio – Prosegue la negoziazione relativa al bilancio dell’Unione per il 2023 e avanza così la tradizionale procedura di approvazione del bilancio annuale da definirsi nell’ambito dei limiti di spesa fissati dal Quadro finanziario pluriennale. La proposta presentata lo scorso mese dalla Commissione è passata nelle mani del Consiglio e si prepara ora ad approdare al Parlamento europeo. Il Consiglio propone per il 2023 una dotazione complessiva di 183,4 miliardi di euro, una posizione al ribasso – come da tradizione – rispetto ai 185,6 miliardi di euro inizialmente fissati dalla Commissione. Gli Stati membri hanno stavolta giustificato la solita tendenza ribassista considerata la prudenza necessaria da mantenere nel quadro di volatilità del contesto in cui opera l'Ue. Parte del ridimensionamento proposto dal Consiglio riguarda la fetta assegnata a ricerca e innovazione, con 663 milioni di euro di tagli a Horizon Europe suggeriti rispetto alla proposta dell’esecutivo europeo.
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I dettagli del ridimensionamento proposto dal Consiglio – Partendo dal primo pilastro, i ministri delle finanze Ue propongono di ridurre la dotazione dell’ERC per i 2023 di 122 milioni di euro: a ciò si aggiunge un taglio di 33 milioni di euro per le azioni Marie Skłodowska-Curie (MSCA) e di 27 milioni di euro per le infrastrutture di ricerca. Sul fronte delle sfide globali (secondo pilastro), il principale ridimensionamento proposto dal Consiglio riguarda la nuova Chips Joint Undertaking – il partenariato Horizon Europe previsto dalla legge europea sui semiconduttori (Chips Act) e che dovrebbe essere istituito entro l’anno (i negoziati entreranno nel vivo in autunno). Nonostante la centralità dei semiconduttori nella politica industriale europea, la posizione del Consiglio prevede un taglio di 338 milioni rispetto alle risorse inizialmente proposte dalla Commissione a supporto della JU. Gli Stati membri propongono infine di ridurre di 120 milioni di euro il contributo dell’Ue al progetto ITER, l’iniziativa di ricerca internazionale per lo sviluppo del primo reattore a fusione nucleare.
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I primi orientamenti del Parlamento europeo – Il dossier sul bilancio 2023 passa ora nelle mani del Parlamento europeo, che dovrà elaborare la propria posizione negoziale tenendo conto sia della proposta iniziale della Commissione sia del pronunciamento del Consiglio: la Commissione Bilancio del Parlamento adotterà la propria relazione tra settembre e ottobre (tenendo conto dei pareri in arrivo dalle commissioni parlamentari tematiche), e subito a seguire si terrà il voto in seduta plenaria: prenderanno a quel punto il via le trattative tra Consiglio e Parlamento per arrivare all’accordo entro l’anno. Si prevede un confronto acceso (e rituale), come preannunciato dal parere approvato in Commissione ITRE e fortemente promosso dall’europarlamentare tedesco Christian Ehler. La Commissione Industria, Ricerca, Energia si oppone al taglio proposto dal Consiglio, sostenendo che l’attuale contesto di instabilità richiede maggiori investimenti in ricerca e innovazione, specialmente nel settore energetico e del digitale. Gli europarlamentari vorrebbero inoltre che le risorse disimpegnate da Horizon 2020 venissero reinvestite nel bilancio 2023 di Horizon Europe, allocando 65 milioni di euro addizionali a favore dell’ERC, 27 milioni di euro per le MSCA, 12 per l’EIT e 41 a favore dell’EIC
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Il Parlamento prova ad affondare il colpo sullo European Innovation Council – Nel frattempo, il Parlamento europeo prosegue la sua attività di analisi e controllo dell’implementazione dello European Innovation Council: nell’ultima seduta della Commissione ITRE Ehler ha presentato una la bozza di relazione, che si concentra largamente sulla gestione dell’EIC Fund – l’organismo istituito in Horizon Europe con il compito di assegnare finanziamenti in equity – proponendo in ultima istanza di affidare l’attuazione dell’EIC Accelerator ad un’agenzia autonoma - svincolata dalle barriere amministrative e con un chiaro mandato politico – istituita sulla base dell’articolo 187 del Tfue (lo stesso articolo che fornisce base legale alla costituzione delle Joint Undertaking). La relazione, una volta elaborata nella sua versione definitiva, verrà sottoposta al voto della Commissione ITRE e infine presentata alla sessione plenaria dell’Eurocamera per l’approvazione. Nella stessa seduta la Commissione ITRE ha anche ospitato l’audizione di Anna Panagopoulou, direttrice alla DG R&I, che ha confermato l’intenzione della Commissione di delegare temporaneamente le singole decisioni di investimento al Collegio dei commissari, in attesa della soluzione definitiva sulla gestione dell’EIC Fund. L’orientamento dell’esecutivo europeo ha confermato i timori del Parlamento e rafforzato il fronte di eurodeputati favorevole ad un intervento diretto. In particolare, nel parere sul budget 2023 adottato dalla Commissione ITRE, si è deciso di includere una clausola per congelare il 70% dei finanziamenti destinati alla componente Accelerator dell’EIC - 811 milioni di euro – fino a quando le problematiche sulla gestione dell’EIC Fund non verranno risolte.
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Il grosso studio di analisi dell’ERC sui progetti Horizon 2020 (e il programma di lavoro per il 2023) – L’European Research Council ha recentemente pubblicato un’analisi di tutti i progetti ERC finanziati nell’ambito del programma Horizon 2020. Tra il 2014 e il 2020 – si legge nel report – l’ERC ha finanziato 6707 progetti, per un totale di 13,3 miliardi di euro. In termini geografici, Regno Unito, Germania e Francia risultano i paesi con la percentuale più elevata di progetti ospitati: i tre paesi hanno vinto rispettivamente il 18%, il 17% e l’11% del totale dei progetti ERC. L’Italia si posiziona sesta, dietro Olanda e Spagna, con il 5% dei progetti ERC ospitati da istituzioni italiane. Lo studio propone inoltre una panoramica delle discipline e dei temi di ricerca più ricorrenti nei progetti ERC, suddivisi per area di ricerca. Nel campo delle scienze della vita, ad esempio, il 20% dei progetti finanziati rientra nel settore della biologia cellulare. Interessante anche l’analisi del contributo dei progetti ERC alle priorità politiche della Commissione: si stima che il 34% del totale dei progetti ERC potrebbe contribuire alle politiche nel settore salute, mentre il 14% potrebbe avere ricadute a supporto del Green Deal. Un progetto ogni 10 potrebbe invece contribuire agli obiettivi nel settore del digitale. Parallelamente alla pubblicazione del report, l’ERC ha presentato il programma di lavoro annuale per il 2023 insieme alle scadenze per i differenti bandi.
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Il governo britannico presenta il “piano B”: un’alternativa all’associazione a Horizon Europe? – A seguito della caduta del governo di Boris Johnson e delle dimissioni di George Freeman - il ministro per la R&I principale promotore delle misure a sostegno dei ricercatori britannici coinvolti nei progetti europei – si indeboliscono ulteriormente le prospettive di associazione del Regno Unito a Horizon Europe. Il governo di Londra sembra confermare anzi un orientamento opposto svelando i dettagli del “piano B”, un misto di accorgimenti finanziari di supporto alla partecipazione europea e di strumenti nazionali pensati ex novo. Pur confermando ufficialmente, sia l’Unione che il Regno Unito, l’obiettivo di massima dell’associazione, è chiaro da entrambe le parti che le dispute sul protocollo dell’Irlanda del Nord difficilmente verranno risolte nel breve termine e che ciò – questa la riflessione di Londra -– continuerà a tenere nel limbo centinaia di ricercatori britannici formalmente coinvolti nei progetti Horizon in assenza di adeguate contromisure nazionali.
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I dettagli del “piano B” – Stando alle informazioni preliminari pubblicate dal governo britannico, il piano del Regno Unito si divide in due parti. La prima sezione include le misure di transizione pensate per traghettare il sistema di R&I nel breve-medio termine. Tra le misure proposte, l’impegno da parte del governo di finanziare la partecipazione britannica in tutti i consorzi di Horizon Europe formalizzati prima del 31 marzo 2025. Questa misura – che si pone in continuità con l’orientamento tenuto in questi anni da Londra - consentirebbe alle organizzazioni del Regno Unito di partecipare al Programma come enti stabiliti in Paesi terzi, senza ovviamente la possibilità di coordinare i progetti e accedere ai finanziamenti Ue. La seconda sezione prevede invece delle misure nazionali pensate per attenuare le conseguenze di una mancata associazione nel medio-lungo termine, soprattutto sul fronte dei finanziamenti alle imprese innovative e delle borse di studio e di ricerca. Si tratta di risorse pensate per sostituire gli strumenti mono-beneficiari di Horizon come le borse dell’ERC o i finanziamenti dell’EIC. In un primo momento le misure potrebbero avere carattere temporaneo e concretizzarsi in futuro in un piano più strutturato e orientato alla cooperazione internazionale, portando il Regno Unito a guardare la storica collaborazione e integrazione con il Vecchio continente. Maggiori dettagli sulla strategia dovrebbero essere pubblicati in autunno.
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Il mondo universitario britannico continua a sperare nell’associazione – Nonostante il governo si impegni a finanziare fino a marzo 2025 tutte le partecipazioni britanniche nei consorzi Horizon Europe, le principali università continuano a premere per l’associazione. Il gruppo Russell - un'associazione che raggruppa le 24 università britanniche più attive nel settore ricerca – ha recentemente indirizzato una lettera alla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen per dichiarare la propria opposizione all’utilizzo della R&I come strumento negoziale. I firmatari ricordano inoltre che il 21% del totale dei finanziamenti ERC e MSCA di Horizon 2020 sono stati assegnati alle università del gruppo Russell: impedire loro l’accesso ad Horizon Europe comporterebbe quindi – si legge nel comunicato – una notevole perdita di competitività del Programma quadro.
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I ministri europei della ricerca riuniti a Praga per discutere di sinergie – I ministri della ricerca dei 27 si sono riuniti la settimana scorsa a Praga per una riunione informale del Consiglio Competitività - Ricerca. La discussione si è focalizzata sulle potenziali sinergie tra i programmi nazionali e quelli dell'Ue per promuovere lo sviluppo dell’ecosistema di R&I europeo. I ministri hanno concordato sulla necessità di evitare sovrapposizioni o possibili duplicazioni e presentato alcuni esempi di buone pratiche dei rispettivi paesi. L’incontro è stato organizzato nell’ambito della Presidenza ceca del Consiglio – le sinergie sono una delle priorità del semestre, insieme alle infrastrutture di ricerca - e segue la recente pubblicazione del documento di lavoro della Commissione sulle sinergie tra Horizon Europe e il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR).
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L’evento del GIURI – Del tema si è discusso anche nel corso dell’evento “Le sinergie tra Horizon Europe, i fondi strutturali e altri programmi”, un momento di informazione e confronto organizzato dal GIURI in collaborazione con l’URC - Coordinamento delle Regioni e delle Province Autonome a Bruxelles. Sono intervenuti, tra gli altri, Joanna Drake, Vicedirettrice generale DG R&I della Commissione europea, Magda De Carli, Capo Unità ‘ERA & Country Intelligence” alla DG R&I, altri rappresentanti della Commissione, esponenti del governo italiano, delle regioni e di altri enti locali. L’evento è stato l’occasione per presentare il vademecum elaborato dal GIURI sul tema, che include, tra le altre cose, le buone pratiche di sinergie attuate dalle regioni nel 2014-2020 e di quelle programmate per il futuro. Nel corso dell’incontro ampio spazio è stato dedicato alle sinergie e complementarità dei finanziamenti in supporto ai partenariati europei di R&I: a questo proposito, è utile ricordare che a inizio luglio il GIURI aveva pubblicato una guida dedicata alle 10 Joint Undertaking lanciate in Horizon Europe, realizzata con l’obiettivo di informare e orientare presentando la nuova generazione delle JU nelle varie tematiche dell’attuale programma.
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Il GIURI è il network che riunisce gli uffici di collegamento e rappresentanza degli stakeholder italiani a Bruxelles attivi nell’ambito della ricerca e dell’innovazione. APRE riveste attualmente il ruolo di coordinatore del network. Per maggiori informazioni, potete scrivere all’indirizzo bruxelles@apre.it o visitare la pagina del GIURI su LinkedIn
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L’accordo sulla riforma del sistema di valutazione della ricerca – È stata recentemente pubblicata la versione finale dell’Accordo sulla riforma del sistema di valutazione della ricerca, elaborata da una coalizione di 350 organizzazioni provenienti da oltre 40 paesi. Il processo di redazione dell’accordo ha coinvolto attori pubblici e privati, così come rappresentanti di Stati membri e di Paesi associati a Horizon, consultati nell’ambito dell’ERAC e dell’ERA forum. L’obiettivo della riforma è di massimizzare la qualità e l’impatto della ricerca agendo sulle modalità di valutazione degli output scientifici. Particolare enfasi viene posta sul ruolo dei metodi di valutazione qualitativi e della peer-review a supporto dei tradizionali indicatori quantitativi. Il documento definisce i principi che consentiranno alla coalizione di implementare i cambiamenti proposti e le rispettive tempistiche. La coalizione supporterà infatti le organizzazioni firmatarie nel processo di riforma dei propri sistemi di valutazione, adattando le misure alle loro specificità. Il documento verrà ufficialmente presentato il 28 settembre nel corso degli R&I days, mentre il primo incontro dell’assemblea generale della coalizione di terrà in autunno. Le organizzazioni interessate a entrare nella coalizione sono ancora in tempo per firmare l’accordo.
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50 Paesi alla conferenza sui principi e i valori della ricerca convocata dall’Ue – Si è recentemente tenuto il primo incontro-dialogo internazionale per definire principi e valori comuni della ricerca, promosso dalla Commissione europea e aperta ai principali partner internazionali, un’iniziativa suggerita nelle conclusioni del Consiglio dell’Ue sul tema. Le discussioni hanno coinvolto quasi 50 paesi – tra cui Stati Uniti, Cina, Giappone, India, Brasile, Canada, Australia, Sudafrica e Regno Unito – e proseguiranno per un anno nel tentativo di trovare una definizione comune di concetti chiave come l’open science, la parità di genere, la proprietà intellettuale, la libertà accademica e l’integrità della ricerca. Come infatti sottolineato nella comunicazione “Global approach to R&I”, la Commissione ritiene che una definizione comune dei concetti sopracitati dovrebbe facilitare la cooperazione internazionale nella ricerca. Tuttavia, mentre per alcune definizioni dovrebbero risultare facile trovare un accordo – come la questione dell’etica della ricerca o dell’integrità accademica – temi come la libertà accademica e della proprietà intellettuale potrebbero incontrare qualche attrito nel tentativo di raggiungere una definizione comune.
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Via libera della Commissione all’IPCEI sull’idrogeno – La Commissione ha approvato l’importante progetto di comune interesse europeo (IPCEI) a sostegno della ricerca e dell'innovazione e della prima applicazione industriale nella catena del valore della tecnologia dell'idrogeno. L’IPCEI Hy2Tech coinvolge 35 partner da 15 Paesi, tra cui l’Italia, e consentirà di mobilitare fino a 5,4 miliardi di euro di finanziamento pubblico provenienti dai bilanci nazionali (gli IPCEI non prevedono contributo finanziario europeo) e 8,8 miliardi di risorse private a sostegno del settore idrogeno. Sono otto gli enti italiani che hanno aderito all’IPCEI e che beneficeranno di oltre 1 miliardo sul totale stanziato: tra le organizzazioni di ricerca troviamo Enea e Fondazione Bruno Kessler, mentre le aziende partecipanti sono Ansaldo, Fincantieri, Iveco Italia, Alstom Ferroviaria, Enel e De Nora (in partnership con Snam). I 41 progetti previsti da Hy2Tech interessano un ampio spettro di attività nel settore idrogeno, tra cui la produzione, le celle a combustibile, lo stoccaggio, il trasporto e la distribuzione e le applicazioni finali, in particolare nel settore della mobilità. L'obiettivo è di sviluppare tecnologie e processi più avanzati rispetto all'attuale offerta del mercato; un processo che comporta rischi significativi e giustifica, pertanto, l’utilizzo dei fondi pubblici per incentivare le imprese ad investire.
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Strumento I3: selezionati i primi 11 progetti a supporto delle regioni innovative – Si è concluso il primo cut-off dello strumento per gli Investimenti Innovativi Interregionali (I3), l’azione prevista dal FESR e pensato per finanziare lo sviluppo di catene del valore innovative tra regioni europee. L’obiettivo è facilitare il trasferimento tecnologico delle innovazioni ad elevato potenziale (TRL 6-9) e favorire le interconnessioni tra ecosistemi innovativi locali e le relative Strategie di specializzazione intelligente (S3). Gli undici progetti selezionati riceveranno nel complesso 70,5 milioni di euro, con una media per progetto di 6,4 milioni, di cui il 70% destinati alle aziende. Il termine per il successivo cut-off è il 18 ottobre 2022: si possono presentare progetti innovativi interregionali così come iniziative per rafforzare il ruolo degli ecosistemi locali nelle catene del valore globali, specialmente tra le regioni europee meno sviluppate o in fase di transizione.
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17 progetti selezionati per il secondo bando dell’Innovation Fund large-scale – La Commissione ha presentato i 17 progetti selezionati attraverso la seconda call dell’Innovation Fund large-scale, lo strumento che finanzia la commercializzazione delle innovazioni più promettenti a sostegno della transizione verde. Si tratta di progetti su larga scala con un costo di capitale superiore a 7,5 milioni di euro, selezionati per l’elevato potenziale in termini di capacità di ridurre le emissioni i gas effetto serra. In totale, i progetti selezionati riceveranno oltre 1,8 miliardi di euro per contribuire alla decarbonizzazione dei settori industriali ad elevata intensità energetica, alla fabbricazione su scala di componenti per la produzione e lo stoccaggio di energie rinnovabili e allo sviluppo di infrastrutture per la cattura e lo stoccaggio del carbonio. I progetti entrano ora nella fase di formalizzazione del finanziamento, mentre in autunno la Commissione prevede di pubblicare il terzo invito a presentare progetti su larga scala. Come annunciato nel piano REPowerEU, i finanziamenti disponibili saranno raddoppiati fino a circa 3 miliardi di euro per sostenere ulteriormente l'indipendenza dell'Ue dai combustibili fossili russi. I progetti non selezionati nelle tornate precedenti sono pertanto invitati a ripresentarsi in autunno.
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La Commissione accelera gli investimenti nella difesa – A seguito della comunicazione congiunta di maggio sulle carenze di investimenti nel settore della difesa, il 19 maggio la Commissione ha annunciato l’adozione di una proposta congiunta di Parlamento e Consiglio che istituisce l'Atto per il rafforzamento dell'industria europea della difesa attraverso appalti comuni (EDIRPA) per il periodo 2022-2024. Parallelamente, la Commissione ha presentato il piano di finanziamento di quasi 1,2 miliardi di euro risultante dalla selezione di 61 progetti di ricerca e sviluppo nell’ambito del Fondo europeo per la difesa. I progetti selezionati lavoreranno su tecnologie critiche come intelligenza artificiale, semiconduttori, spazio e cloud militare. Parte dei finanziamenti sono stati assegnati a PMI e start-up che lavorano nel campo delle tecnologie quantistiche e dei nuovi materiali.
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Il team APRE di Bruxelles Scrivici: bruxelles@apre.it
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