In questo numero di APREbrussels: ricerca e innovazione nel SOTEU 2022 di von der Leyen; l’evento annuale del GIURI; cosa ci dice il nuovo European Innovation Scoreboard; Budget Ue 2023: il mondo della ricerca si mobilita; le ultime novità dal duello tra Commissione e Parlamento sullo European Innovation Council; domanda in flessione per le MSCA; il nuovo IPCEI sull’idrogeno verde. |
Stato dell’Unione 2022: poco spazio per ricerca e innovazione – Martedì 14 settembre si è tenuto lo Stato dell’Unione, il discorso con cui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen presenta al Parlamento europeo i risultati conseguiti nell’ultimo anno e le priorità per quello a venire. Von der Leyen ha prestato grande e dovuta attenzione alla guerra in Ucraina e alle sue conseguenze per cittadini e imprese dell’Ue. Temi che toccano trasversalmente anche la dimensione di ricerca e innovazione, seppur nel discorso la Presidente non abbia mai citato direttamente azioni specifiche in materia di R&I.
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Energia: idrogeno, piattaforme industriali e digitalizzazione della rete di distribuzione – Guardando al tema dell’energia, von der Leyen ha riconfermato l’impegno a ridurre la dipendenza dell'UE dai combustibili fossili russi, investendo ulteriormente nelle energie rinnovabili e, in particolare, nell’idrogeno. È stata infatti annunciata una “banca dell’idrogeno”, un’iniziativa europea che investirà 3 miliardi di euro nello sviluppo del mercato per l’idrogeno europeo. Si attendono maggiori dettagli sull’iniziativa, ma l’idea di fondo è chiara: favorire gli investimenti nell’idrogeno stimolando la domanda per il combustibile. Una proposta che tuttavia non sembra trovare l’appoggio di tutti, specialmente considerando che non tutto l’idrogeno proviene da fonti rinnovabili. Una questione – quella dell’idrogeno e della relativa banca - che probabilmente la Commissione affronterà nell’ambito della Piattaforma industriale Ue per l’energia, il gruppo di attori industriali che consiglierà l’esecutivo europeo in materia di strategia energetica (candidature aperte fino al 5 ottobre 2022). Parallelamente, la Commissione si prepara a lanciare un piano per digitalizzare il settore energetico europeo. Il piano, ancora in fase di definizione, dovrebbe consentire una migliore integrazione delle energie rinnovabili nella rete di distribuzione elettrica. Tra le iniziative che la Commissione considera di finanziare, la creazione di un digital-twin della rete elettrica e lo sviluppo di uno spazio europeo dei dati energetici.
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Autonomia strategica: dalla regolamentazione all’intervento diretto? – Oltre all’indipendenza energetica, von der Leyen ha declinato l’autonomia strategica dell’Ue sul piano industriale. Le iniziative annunciate su questo fronte sembrano essere principalmente due: maggiore flessibilità nelle regole fiscali per sbloccare investimenti strategici e istituzione di uno European Sovereignty Fund. Quest’ultima misura, seppur brevemente menzionata nel discorso sullo Stato dell’Unione, sembra avere già una struttura preliminare, come evidenziato dalle recenti dichiarazioni del Commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton. Si tratterebbe infatti di uno strumento esterno al quadro finanziario pluriennale dell'Ue pensato per finanziare gli investimenti necessari a garantire la resilienza del Continente: infrastrutture, tecnologie avanzate, impianti di produzione ed investimenti nel capitale delle aziende strategiche per garantire la sovranità Ue. Stando alle dichiarazioni del Commissario, il fondo dovrebbe avere una struttura flessibile che consenta decisioni d’investimento dirette e veloci, focalizzando gli interventi sui settori dove l’Ue non è in grado di garantire una produzione autonoma. Lo strumento, se finanziato attraverso l’emissione di debito comune, consentirebbe inoltre – conclude Breton – di garantire l’integrità del Mercato unico, investendo specialmente negli Stati membri che dispongono di minor margine di manovra sul debito pubblico.
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4 ottobre: l’evento annuale del GIURI – Il GIURI torna a organizzare in presenza il proprio evento annuale, intitolato quest’anno “The EU path to autonomy and reslience: exploring the key role of research and innovation”. L’evento si terrà il 4 ottobre (16:30 – 18:30) presso la sede della Regione Emilia-Romagna a Bruxelles. L’iniziativa si concentrerà proprio sul contributo che le azioni e gli strumenti di ricerca e innovazione possono offrire agli obiettivi di autonomia strategica e di resilienza dell’Unione europea, guardando in particolare agli esempi delle azioni intraprese nel settore dei semiconduttori e dell’energia solare. L’evento è aperto alla comunità di ricerca e innovazione italiane e internazionale, e prevede una tavola rotonda di discussione e un ricevimento conclusivo di networking. Hanno confermato la partecipazione come relatori, tra gli altri, Joanna Drake, Vicedirettrice generale della DG R&I della Commissione, e Stefano Verrecchia, Rappresentante permanente aggiunto presso l’Ue. Ci si può registrare qui – l’agenda dell’iniziativa verrà diffusa nei prossimi giorni.
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Il GIURI è il network che riunisce gli uffici di collegamento e rappresentanza degli stakeholder italiani a Bruxelles attivi nell’ambito della ricerca e dell’innovazione. APRE riveste attualmente il ruolo di coordinatore del network. Per maggiori informazioni, potete scrivere all’indirizzo bruxelles@apre.it o visitare la pagina del GIURI su LinkedIn.
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Il potenziale innovativo dell’Europa si rafforza, ma rimane il divario con i competitor globali – Sono stati pubblicati la settimana scorsa i risultati dell’Innovation Scoreboard 2022, lo studio stilato della Commissione per valutare le capacità innovative dell’Ue. La ricerca considera quattro dimensioni – condizioni di sistema, investimenti, attività innovative e impatto – per un totale di 32 indicatori. I risultati evidenziano un miglioramento generale a livello europeo, con le performance innovative dell’Unione in crescita del 10% rispetto ai livelli del 2015. Un incremento importante che tuttavia non basta a colmare il divario con i competitor globali come l’Australia, il Canada, la Corea del Sud e gli Stati uniti; paesi che performano meglio dell’Ue. Un dato che sembra trovare conferma nei recenti trend del mercato europeo del deeptech, con gli investimenti nelle start-up in leggera crescita rispetto all’anno precedente. Guardando ai singoli paesi, lo studio classifica le performance individuali secondo quattro categorie: i leader dell’innovazione, gli innovatori forti, gli innovatori moderati e gli innovatori emergenti.
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L’Italia rimane innovatore moderato – L’Italia si posiziona tra gli innovatori moderati, con un punteggio pari al 91,6% della media Ue, in calo di 2,9 punti percentuali rispetto al rapporto 2021 ma sopra la media del gruppo dei moderati (89,7%). Dalla fotografia emergono luci e ombre: da una parte le prestazioni innovative del Paese aumentano ad un tasso superiore dell’Ue (17,4% contro il 9,9%), dall’altro tuttavia rimangono ancora numerosi i punti di debolezza. L’Italia eccelle ad esempio nella produttività delle risorse (il rapporto tra l’attività economica di un paese e il suo utilizzo di materie prime), nella brevettazione di nuovi design, nella collaborazione accademica pubblico-privato e nella spesa pubblica a supporto della R&S aziendale. Rimane invece carente sul piano delle risorse umane – numero di persone con diploma di laurea – degli investimenti privati in R&S, lo sviluppo di tecnologie per l’ambiente e la spesa nel capitale di rischio. Su quest’ultimo fronte l’ecosistema italiano sembra tuttavia in fermento, con Intesa San Paolo pronta a lanciare un fondo d’investimento da 250 milioni di euro a supporto delle start-up italiane ed europee.
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Budget Ue 2023: il Parlamento definisce la propria posizione – Prosegue la negoziazione relativa al bilancio dell’Unione per il 2023 secondo la tradizionale procedura di approvazione del bilancio annuale da definirsi nell’ambito dei limiti di spesa fissati dal Quadro finanziario pluriennale. Il Consiglio aveva proposto prima dell’estate una dotazione complessiva a ribasso: 183,4 miliardi di euro rispetto ai 185,6 miliardi di euro inizialmente fissati dalla Commissione. Il dossier sul bilancio 2023 è ora nelle mani del Parlamento europeo, che dovrà elaborare la propria posizione negoziale tenendo conto sia della proposta iniziale della Commissione sia del pronunciamento del Consiglio. La Commissione Bilancio del Parlamento adotterà la propria relazione il prossimo 10 ottobre, tenendo conto dei pareri in arrivo dalle commissioni parlamentari tematiche, e subito a seguire si terrà il voto in seduta plenaria: prenderanno a quel punto il via le trattative tra Consiglio e Parlamento per arrivare all’accordo entro l’anno.
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La posizione della Commissione ITRE e del mondo della ricerca – Si prevede un confronto acceso (e rituale), come preannunciato dal parere approvato in Commissione ITRE e fortemente promosso dall’europarlamentare tedesco Christian Ehler. La Commissione parlamentare si oppone al taglio proposto dal Consiglio, sostenendo che l’attuale contesto di instabilità richiede maggiori investimenti in ricerca e innovazione, specialmente nel settore energetico e del digitale. Gli europarlamentari vorrebbero inoltre che le risorse disimpegnate da Horizon 2020 venissero reinvestite nel bilancio 2023 di Horizon Europe, allocando 65 milioni di euro addizionali a favore dell’ERC, 27 milioni di euro per le MSCA, 12 per l’EIT e 41 a favore dell’EIC. Una posizione – quella dell’Eurocamera – fortemente sostenuta dal mondo della ricerca, come evidenziato nel comunicato di LERU, il network di università europee specializzate nella ricerca. Considerando infatti il numero elevato di proposte che, nonostante il punteggio elevato, vengono scartate per mancanze di risorse, LERU suggerisce piuttosto di considerare un aumento del budget a sostegno della R&I. Della stessa opinione l’organizzazione EARTO, l’associazione europea che rappresenta le organizzazioni tecnologiche e di ricerca: continui tagli al budget – si legge nel comunicato EARTO – miniano la capacità di implementazione dell’European Research Area (ERA) e scoraggiano gli investimenti da parte dei soggetti privati.
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European Innovation Council: prosegue il duello tra Commissione e Parlamento – Si riaccende il confronto tra Commissione e Parlamento sull’implementazione dello European Innovation Council e la gestione dell’EIC Fund, l’organismo istituito in Horizon Europe con il compito di assegnare finanziamenti in equity nell’ambito dell’EIC Accelerator. L’ultimo capitolo della saga iniziata nel corso dell’estate ha visto la Commissione presentare in via preliminare, alla Commissione ITRE del Parlamento europeo, il Programma di lavoro dell’EIC 2023, attesto per la fine di Novembre. I rappresentanti della Commissione, incalzati dalle domande dell’eurodeputato Christian Ehler - autore della bozza di relazione sulla gestione dell’EIC Fund e sulla complessiva implementazione dell’EIC – hanno anticipato alcuni dettagli sulle modalità con cui il Programma 2023 verrà gestito operativamente.
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Budget, strutture e tempistiche del WP EIC 2023 – Tra le anticipazioni per il Programma di lavoro 2023, si è parlato innanzitutto di budget, struttura dei bandi e tempistiche. Il budget per il 2023 – ha spiegato la Commissione – verrà ridotto, mentre l’allocazione delle risorse e la struttura rimarranno invariate: gran parte dei finanziamenti verranno distribuiti attraverso le open call, seguiti dalle challenge. All’incirca 40 milioni di euro verranno invece destinati all’implementazione delle politiche Ue a favore dell’innovazione, definite nell’European Innovation Agenda. La bozza di Programma è attualmente entrata nella fase di consultazione interservizi e verrà discussa nuovamente a metà ottobre dal Comitato di programma. Nel frattempo, l’EIC board è al lavoro per sciogliere gli ultimi nodi: la partecipazione dei paesi widening, il bilanciamento di genere e la gestione dell’EIC fund.
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Verso un nuovo modello di gestione dell’EIC Fund – Con riferimento all’EIC Fund, il piano della Commissione prevede la nomina a breve di un manager esterno per la gestione del Fondo (“EIC Fund Manager”) che dovrà agire assistito dall’attività di advisory della Banca europea per gli investimenti, mettendo così in pratica entro la fine dell’anno il principio di gestione indiretta dei finanziamenti in equity invocato dalla DG Budget dell’esecutivo Ue. Operativamente, l’EIC – attraverso l’Agenzia EISMEA - rimarrà l’unico entry point per le candidature e la gestione dei finanziamenti, mentre la BEI si occuperà dell’attività di due diligence. Inoltre, per contribuire ad accelerare l’attuazione dello strumento, la decisione finale sul singolo investimento in equity passerà dal Collegio dei Commissari (procedura attivata in via di emergenza dalla scorsa primavera) alla DG R&I. La gestione congiunta di BEI e manager esterno resta tuttavia una soluzione temporanea: nel Programma di lavoro 2023 non verrà infatti presentata come soluzione a lungo termine; nella speranza di trovare un modello di gestione definitivo nel corso dell’anno a venire.
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Il punto sui grant firmati per l’EIC Accelerator e le possibili capitali dell’innovazione – Mentre prosegue lo scontro istituzionale sul futuro del programma Accelerator, l’European Innovation Council continua a lavorare sulle attività parallele. Guardando alla start-up, l’EISMEA ha annunciato la firma del centesimo accordo di finanziamento nell’ambito del programma Accellerator lanciato nel giugno 2021. Procede quindi a pieno regime la firma degli accordi per la componente a fondo perduto (grant), mentre rimangono sospesi i finanziamenti in equity, al centro del confronto tra Parlamento e Commissione. Annunciati anche i semi finalisti dell’Innovation Procurement Awards, il premio introdotto per valorizzare l’esperienza delle organizzazioni pubbliche e private che innovano attraverso le gare d’appalto. Concorre per il primo premio – 75 mila euro – anche Sardegna Ricerche, l’unico ente italiano selezionato per accedere alle finali dell’edizione 2022. Sempre in tema di competizioni, l’EIC ha pubblicato la lista delle città finaliste per il Capital of Innovation Awards. Anche in questo caso presente l’Italia con il Comune di Padova, selezionato nella categoria rising Innovative city. I vincitori dei due premi verranno annunciati nel corso dell’EIC summit 2022, l’evento annuale a tema innovazione che si terrà a Bruxelles a inizio dicembre.
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Canada e Nuova Zelanda verso l’associazione al solo secondo pilastro di Horizon – Dopo l’adozione da parte del Consiglio delle decisioni che autorizzano la Commissione ad avviare i negoziati di associazione ad Horizon Europe di Canada e Nuova Zelanda, si torna a parlare di associazioni e cooperazione internazionale. Sembrano infatti confermate le voci relative all’associazione parziale, che vedrebbero Canada e Nuova Zelanda prendere parte esclusivamente al secondo pilastro del Programma quadro (Global challenges and european industrial competitiveness). Una strategia promossa dalla stessa Commissione, che di fatto limiterebbe le possibilità di cooperazione nella ricerca fondamentale, nonostante gran parte delle collaborazioni con i due paesi avvengano proprio nell’ambito del primo pilastro (Excellent science). Parallelamente, l’Ue sembra interessata a rafforzare la cooperazione scientifica nella regione del sud-est asiatico. In particolare, è stato finalizzato l’accordo di collaborazione tra l’European Research Council e il Consiglio di ricerca tailandese: uno schema che consentirà ai ricercatori tailandesi di aderire temporaneamente – a breve o lungo termine - ai progetti finanziati dall’ERC allineati ai loro interessi di ricerca. Attese anche iniziative di cooperazione scientifica con Taiwan: a seguito delle esercitazioni militari condotte dalla Cina ad inizio agosto, il Parlamento europeo ha infatti adottato una risoluzione con cui incoraggia un’interazione più stretta con il governo taiwanese, specialmente nell’ambito della ricerca.
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ERC: nuove nomine e l’intervento della presidente Leptin all’UNGA – La Commissione ha recentemente nominato un nuovo componente del organo di governo dell’European Research Council: la professoressa francese Sylvie Lorente, ingegnere di formazione vice-rettore presso l’Università di Villanova negli Stati Uniti. L’organo di governo dell’ERC – composto da 22 membri selezionati tra i migliori accademici d’Europa – definisce la strategia e le metodologie di finanziamento dell’agenzia. L’ERC gestisce infatti le risorse a sostegno della ricerca fondamentale: all’incirca 16 miliardi di euro nell’arco del Programma quadro destinati a finanziare l’eccellenza scientifica dal basso. Una componente, quella della ricerca fondamentale, che può contribuire alle sfide globali ma non risolverle definitivamente. Come infatti evidenziato dal presidente dell’ERC – Maria Leptin - nel corso dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite tenutasi a New York la scorsa settimana, la scienza può fornire delle risposte ma non salvare il mondo dalle molteplici crisi che attraversa. Serve infatti – ha rimarcato Leptin – una classe politica pronta ad ascoltare i consigli della scienza e a tradurli in azioni concrete. Un ruolo, quello della politica, che non deve tuttavia imporre alla comunità scientifica delle direzioni di ricerca troppo rigide, lasciando agli scienziati la libertà di seguire le proprie idee.
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MSCA: domanda in flessione e tentativi di rilancio in sinergia con l’EIT – La scorsa settimana si è chiuso il bando 2022 per le borse post dottorato finanziate nell’ambito delle Marie Skłodowska-Curie Actions (MSCA). L’iniziativa – introdotta per promuovere la mobilità dei ricercatori nell’Europa e nel mondo – ha ricevuto nel 2022 poco più di 7 mila candidature, una contrazione del 16% rispetto alle domande pervenute nel 2021. Si conferma quindi il trend negativo registratosi negli scorsi anni ma rimangono ancora da definire le cause del ridimensionato interesse nel programma. Potrebbe infatti trattarsi di un generale disinteresse nel programma o di una conseguenza del limite alle ricandidature introdotto lo scorso anno; che di fatto consente solo le ricandidature dei progetti che nella precedente valutazione hanno ottenuto un punteggio superiore al 70%. Maggiori sinergie con il mondo non accademico potrebbero tuttavia riaccendere l’interesse per il programma, come sottolineato nella guida recentemente pubblicata dall’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT). Il documento presenta alcuni esempi di sinergie tra le iniziative EIT e quelle MSCA, due programmi che spesso condividono obiettivi e gruppi target. Tra gli esempi riportati nella guida, la possibilità per i ricercatori di venire ospitati per il periodo di mobilità da una delle KIC’s nell’ecosistema EIT.
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Via libera dalla Commissione all’IPCEI sull’idrogeno verde – La Commissione ha approvato l’IPCEI Hy2Use per l’applicazione industriale e la costruzione di infrastrutture fondamentali nella catena di valore dell'idrogeno. L’Importante Progetto di Interesse Comune Europeo finanzierà 35 progetti a cui parteciperanno 29 società attive in uno o più Stati Membri, incluse diverse PMI e start-up. L'IPCEI dovrebbe incrementare la fornitura e l’utilizzo di idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio, riducendo così la dipendenza dal gas russo. Al momento, IPCEI Hy2Use è stato notificato congiuntamente da tredici Stati membri: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna e Svezia. Il budget previsto è di 12,2 miliardi di finanziamenti pubblici e privati, con cui IPCEI Hy2Use sosterrà la costruzione di infrastrutture per la produzione, lo stoccaggio e il trasporto di idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio, e lo sviluppo di tecnologie green per l'integrazione dell'idrogeno nei processi industriali di diversi settori.
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La BEI approva 6 miliardi di euro in finanziamenti a supporto della R&D industriale – La Banca europea per gli investimenti ha approvato un nuovo portafoglio di finanziamenti di 15,1 miliardi di euro per accelerare gli investimenti del settore privato nell'azione per il clima, nei trasporti sostenibili e nello sviluppo urbano, dei 15,1 miliardi di investimenti totali, 6,1 miliardi andranno al settore R&I per progetti e investimenti aziendali. Il budget comprende 4,4 miliardi di euro destinati ad azioni l'azione per il clima, 3,3 miliardi di euro per i trasporti sostenibili e 1,3 miliardi di euro per la salute, l'istruzione e lo sviluppo urbano. Tra i finanziamenti previsti, la BEI parteciperà ad un intervento di modernizzazione del campus del Politecnico di Torino, in modo che possa raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica fissati dall'UE. Progetti simili verranno finanziati in Spagna, Irlanda e Germania, sia nel settore dell’industria privata sia nel settore dell’istruzione e della ricerca.
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