In questo numero di APREbrussels: Energia, ricerca, impresa: il 5 dicembre l’evento APRE a Bruxelles; l’Ue alla COP27, tra idrogeno, batterie e terre rare; I dubbi sulle risorse a sostegno del Chips Act; Horizon Europe: disponibili i primi Programmi di lavoro 2023-24; accordo sul budget Ue 2023 tra Parlamento e Consiglio. |
Energia, ricerca, impresa: il 5 dicembre l’evento APRE a Bruxelles – Qual è stata la performance dell’Italia, e in particolare della sua industria, nella Sfida Sociale ‘Energia’ di Horizon 2020 e nei primi due anni di Horizon Europe? Quali insegnamenti possono trarre i decisori pubblici nazionali ed europei e le imprese italiane del settore nel contesto del Green Deal europeo? APRE organizza il 5 dicembre prossimo a Bruxelles l’evento “Le imprese italiane alla prova della ricerca europea: risultati, sfide e prospettive per il settore energia”. L’iniziativa - organizzata in collaborazione con il GSE ed I-Com, e ospitata da Regione Lombardia – riunirà rappresentanti istituzionali italiani ed europei, attori del mondo della ricerca e dell’industria, esperti di settore e sarà l’occasione per presentare a Bruxelles lo studio realizzato da GSE, APRE e I-Com dal titolo “L’impatto della partecipazione al programma Horizon 2020 sulle imprese italiane: un’analisi per il settore energia”. Tra i relatori confermati: Fabrizio Sala, Vicepresidente e assessore per l'Istruzione, Università, Ricerca, Innovazione e Semplificazione di Regione Lombardia, Andrea Ripa di Meana, Amministratore Unico del GSE e Patrizia Toia, Vicepresidente della Commissione ITRE del Parlamento europeo. Ci si registra qui.
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L’Ue alla COP27, tra idrogeno, batterie e terre rare – Si è conclusa domenica 20 novembre la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite (COP27) ospitata a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Ai margini delle intense discussioni sul fondo di compensazione per i paesi in via di sviluppo più esposti agli effetti del cambiamento climatico, la delegazione Ue - guidata dalla presidente Von Der Leyen - ha concluso importanti accordi di cooperazione internazionale sui temi della transizione energetica delle terre rare e delle batterie. Il primo importante partenariato strategico riguarda la produzione dell’idrogeno verde, il combustibile prodotto utilizzato fonti di energia rinnovabile. Unione europea ed Egitto hanno stabilito un quadro comune per favorire l’industria dell’idrogeno rinnovabile e il suo commercio. La strategia comune dovrebbe contribuire agli obiettivi del piano REPowerEU e raggiungere così entro il 2030 un consumo annuale di idrogeno verde pari a venti milioni di tonnellate. Previsto inoltre lo sviluppo di un mercato globale per l’idrogeno verde e le soluzioni ad esso connesse, favorendo lo sviluppo di infrastrutture per la produzione e il trasporto dello stesso, così come l’adozione di standard ambientali e di sicurezza armonizzati tra i due firmatari. Parallelamente, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD) si impegnerà ad investire 35 milioni di euro a sostegno della strategia energetica egiziana, una ambizioso piano nazionale per incrementare la produzione di energie rinnovabili, fondamentali per generare l’idrogeno verde tanto ambito dal mercato europeo.
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Namibia e Kazakhstan alleati per l’idrogeno verde, le materie prime e le batterie – Le ambizioni Ue nel settore dell’idrogeno verde non si sono limitate all’Egitto, ma hanno coinvolto anche Namibia e Kazakhstan. L’accordo con la Namibia prevede infatti lo sviluppo di una catena del valore locale per la produzione dell’idrogeno rinnovabile integrata con il mercato europeo. In particolare, le parti si impegnano a rafforzare la cooperazione nell’ambito della ricerca, favorire la formazione, facilitare gli investimenti nelle infrastrutture necessarie e allineare gli standard, specialmente in materia di ESG (Environmental, Social and Governance). L’implementazione dell’accordo – da definire nei prossimi sei mesi con l’adozione di una roadmap comune – coinvolgerà anche il settore minerario, con l’obiettivo di modernizzare l’industria locale e soddisfare così la domanda europea di materie prime. Simile sul piano degli obbiettivi e delle modalità d’implementazione anche il partenariato strategico con il Kazakhstan, stabilito per garantire al mercato europeo una forniture stabile di idrogeno verde, materie prime e batterie; tre dei principali ingredienti per alimentare la transizione energetica del Continente.
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Uno sguardo alla mobilità del futuro all’edizione 2022 della Transport Research Arena – I principali attori del trasporto europeo si sono riuniti a Lisbona, dal 14 al 17 novembre, nell’ambito della Transport Research Arena 2022 per provare ad immaginare la mobilità del futuro: verde, digitale e accessibile. Presente anche la direttrice ad interim della DG Ricerca e Innovazione - Signe Ratso - intervenuta in collegamento da Bruxelles per aprire la conferenza. La crisi energetica e il conflitto in Ucraina, ha sottolineato la direttrice, sono un chiaro incentivo ad accelerare la decarbonizzazione del sistema di trasporto, ponendo fine alla dipendenza dai combustibili fossili. Ratso ha inoltre ricordato che si tratta di una trasformazione necessaria ma dalle conseguenze incerte, specialmente considerando il peso dei trasporti nell’economia europea; un settore che rappresenta circa il 6% del PIL Ue e impiega oltre trenta milioni di lavoratori. La ricerca può quindi giocare un duplice ruolo, contribuendo non solo alla decarbonizzazione dei trasporti, ma cercando anche di comprendere e anticipare le ripercussioni socio-economiche delle trasformazioni in corso. Una trasformazione non riguarderà solo il settore automobilistico – benché rappresenti attualmente il 70% degli spostamenti nell’Ue – ma abbraccerà anche il trasporto ferroviario, navale ed aereo in stretta collaborazione con gli attori dell’industria europea. Centrali, su questo fronte, i partenariati di Horizon Europe, piattaforme che conciliano le esigenze industriali con le priorità europee per definire delle traiettorie di investimento comuni.
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Il Consiglio pronto a sostenere (con distinguo) la nuova agenda per l’innovazione – Il Consiglio dell’Ue ha recentemente pubblicato la bozza delle conclusioni che i ministri discuteranno nel corso del Consiglio Competitività - Ricerca del primo dicembre. Da una prima lettura del documento sembrerebbe che gli Stati membri siano pronti a supportare la nuova agenda per l’innovazione, il piano presentato dalla Commissione lo scorso luglio. Si tratta di un’iniziativa pensata per favorire l’innovazione made in Europe, colmando le carenze di un settore privato che investe ma non decolla nell’innovazione. Il via libera dagli Stati membri dovrebbe arrivare tuttavia con qualche condizione. Una prima divergenza riguarda lo spettro delle innovazioni che l’Agenda ambisce a favorire: i governi vorrebbero includere - oltre al deep tech – anche i settori della cultura e del sociale. Gli Stati membri vorrebbero inoltre evitare che la Commissione istituisca nuove agenzie o iniziative dedicate all’implementazione dell’agenda, favorendo piuttosto il coinvolgimento di attori esistenti come le organizzazioni di ricerca, le università e gli incubatori. Per quanto l’agenda non preveda risorse dedicate aggiuntive, gli attori coinvolti nella negoziazione sembrano soddisfatti della spinta che l’iniziativa potrebbe generare una volta approvata, sia a livello europeo che sul piano nazionale.
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Il report Eurostat sull’innovazione delle aziende europee – Sono stati pubblicati i risultati del Community Innovation Survey, il report Eurostat che analizza le capacità innovative del Continente sul fronte dello sviluppo di nuovi prodotti e processi. Da un’analisi generale emerge come, nel periodo 2018-20, più della metà delle imprese nell’Ue abbia implementato qualche forma di attività innovativa. Il numero maggiore di imprese innovative si è registrato in Grecia (73% sul totale delle imprese), seguita dalla Germania e dalla Finlandia (69% per entrambe). L’Italia si posiziona a metà classifica, sopra la media europea, con una quota di imprese innovatrici pari al 55% del totale nazionale. Interessante anche la distribuzione tra grandi imprese (sopra i 250 dipendenti) e PMI (tra i 10 e i 49 dipendenti): l’innovazione è più comune tra i grandi attori (74% sul totale delle grandi aziende), mentre le PMI tendono ad innovare meno e a focalizzarsi sui processi piuttosto che sui prodotti. .
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I dubbi del Parlamento europeo sulle risorse a sostegno del Chips Act – Si torna a parlare di Chips Act, l’ambizioso piano d’investimenti presentato dalla Commissione per incrementare la quota di mercato dell’Ue - 20% entro il 2030 – nel settore dei semiconduttori. Parlamento europeo e Stati membri avanzano dubbi sull’effettiva possibilità di finanziare le misure proposte nel piano, che richiederanno, secondo le previsioni della Commissione, investimenti pubblici per 43 miliardi di euro. In particolare, un gruppo di eurodeputati guidati dalla parlamentare Eva Maydell (PPE) ha formalmente domandato alla Commissione una dettagliata proiezione delle risorse disponibili. La richiesta nasconde il timore che l’Ue non sia capace di mobilitare risorse sufficienti a materializzare gli ambiziosi obiettivi del Chips Act, specialmente considerando gli ingenti investimenti annunciati dai paesi concorrenti. Timori condivisi anche dagli Stati membri, che hanno espresso netta contrarietà rispetto alla decisione della Commissione di finanziare le attività di R&I previste nel piano attraverso i fondi inizialmente destinati ad Horizon Europe. I governi nazionali sembrano inoltre preoccupati dalla possibilità che regole sugli aiuti di stato più permissive favoriscano gli Stati membri con maggiore capacità sul piano dei sussidi pubblici. È infatti cominciata la corsa per attirare i grandi produttori di chip sul territorio europeo, con Germania e Francia in testa grazie a due importanti progetti industriali annunciati nei mesi scorsi.
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Disponibili i primi Programmi di lavoro 2023-24 – I primi Programmi di lavoro di Horizon Europe per il biennio 2023-24 sono finalmente disponibili. Le bozze dei documenti hanno superato sia la consultazione interservizi interna alle diverse DG dell’esecutivo sia l’ultimo giro di commenti delle delegazioni degli Stati membri. Nelle scorse settimane quasi tutte le configurazioni tematiche del Comitato di programma sono tornate a riunirsi – per lo più in modalità ibrida – per discutere le ultime modifiche ai testi, prima dell’adozione e della pubblicazione dei documenti finali. Alla data attuale, sono disponibili i programmi di lavoro per le Marie Skłodowska-Curie Actions (MSCA), Infrastrutture di ricerca, Cluster 1 (salute), Cluster 2 (Cultura, creatività e società), Cluster 4 (Digitale, industria e spazio), Cluster 6 (Cibo, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura e ambiente) e Widera. Il Comitato di programma ha avviato inoltre in queste settimane i lavori di preparazione del piano strategico 2025-27, il documento che fisserà gli orientamenti di ricerca e innovazione europea per l’ultimo triennio di Horizon Europe: la discussione è iniziata sia nelle configurazioni tematiche – in particolare quelle relative ai sei cluster del secondo pilastro – sia all’interno della configurazione strategica, che tornerà a riunirsi a fine novembre.
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Accordo sul budget Ue 2023 tra Parlamento e Consiglio: nessun incremento per Horizon Europe – Parlamento e Consiglio hanno concluso i negoziati relativi al budget Ue per il 2023. L'importo totale degli impegni - obblighi di spesa giuridicamente vincolanti - è stato fissato ad oltre 186 miliardi di euro, mentre i pagamenti ammontano a circa 168 miliardi di euro (per coprire le spese derivanti dagli impegni). Complessivamente si registra un aumento di circa l’1% rispetto alle risorse allocate nel 2022. Con riferimento alle risorse destinate alla R&I, il budget 2023 concordato per Horizon Europe ammonta a 12,4 miliardi di euro, in leggero aumento - all’incirca 10 milioni di euro - rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea. Le risorse aggiuntive verranno investite per finanziare la ricerca in ambito climatico ed energetico, in linea con quanto previsto dal piano REPowerEU. Il compromesso raggiunto scongiura i tagli al budget R&I ipotizzati dal Consiglio - all’incirca 663 milioni di euro - ma non vede concretizzarsi l’incremento proposto dal Parlamento europeo. Gli eurodeputati ambivano infatti di aggiungere 311 milioni di euro al budget 2023 di Horizon Europe; risorse da investire nella ricerca per accelerare la transizione verde e digitale del continente. Una vittoria a metà che tuttavia sembra soddisfare il mondo della ricerca europea: senza un compromesso tra Parlamento e Consiglio, la proposta sarebbe tornata alla Commissione, allungando ulteriormente i tempi di approvazione e le incertezze anche per gli attori della R&I.
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Si sblocca l’EIC Fund: annunciate le prime decisioni di investimento – L’EIC Fund – lo strumento d’investimento dell’European Innovation Council - ha recentemente sbloccato finanziamenti in equity per un totale di 190 milioni di euro. Le risorse sono destinate alle start-up selezionate nell’ambito dell’EIC accelerator, il programma ibrido che supporta le aziende innovative attraverso sovvenzioni (grant) e investimenti nel capitale aziendale (equity). I 190 milioni di euro serviranno a coprire le prime 35 decisioni d’investimento – di cui due già finalizzate – concordate coinvolgendo la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e il nuovo gestore esterno dell’EIC fund (Alter Domus). Sembrerebbe quindi superato lo stallo nell’implementazione del fondo che per mesi ha subito ritardi causando innumerevoli problemi alle start-up in attesa dei vitali finanziamenti. Una soluzione che tuttavia non sembra soddisfare il Parlamento europeo: affidare le decisioni di investimento ad un soggetto privato potrebbe infatti compromettere la missione dell’EIC, istituito per investire nei settori trascurati dal mercato perché troppo rischiosi. Il report approvato in via preliminare dalla commissione ITRE chiede pertanto di valutare nuovamente l’implementazione dell’EIC Fund per individuare nuove modalità di gestione, coinvolgendo il Parlamento nel processo. La relazione - promossa dal parlamentare tedesco Christian Ehler - approderà a fine mese nella plenaria di Strasburgo per l’approvazione finale.
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La Corte dei conti promuove la gestione finanziaria delle Joint Undertaking – La gestione finanziaria delle partnership istituzionalizzate di Horizon Europe per il 2021 (Joint Undertakings), risultato della collaborazione tra Commissione Europea, industria, organizzazioni intergovernative e di ricerca, è stata recentemente approvata nella revisione della Corte dei Conti europea. Contestualmente, si evidenzia come il nuovo Programma di R&I ponga obiettivi sempre più ambiziosi, cercando di andare oltre i risultati già ottenuti da Horizon 2020, e che richiedono di intraprendere azioni per superare le debolezze interne, dotandosi di strumenti in grado di rispondere alle nuove sfide, legate soprattutto ad aspetti gestionali. L’importanza strategica delle partnership è sottolineata ulteriormente da Ildikó Gáll-Pelcz, membro della Corte dei Conti europea responsabile della revisione, il quale evidenzia come i partenariati consentano di trasformare la conoscenza scientifica in innovazioni dirompenti spendibili sul mercato e in grado di rispondere alle reali esigenze, non sempre soddisfatte con successo dall’industria. Tutte le partnership sono state al centro del primo European Partnership Stakeholder Forum, organizzato dalla piattaforma ERA-Learn con l’obiettivo di promuovere l’interazione tra i diversi attori europei coinvolti. Tra i temi discussi, il focus è stato posto sulla valutazione del primo anno d’implementazione dei partenariati e sul ruolo che potranno avere nel contribuire alla doppia transizione (verde e digitale) e alla resilienza del Continente.
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Dodici milioni di euro dall’EIT per l’innovazione e il re-skilling nelle università europee – La nuova call lanciata dall’EIT, nell’ambito dell’iniziativa EIT HEIs (Higher Education Institutions), prevede la mobilitazione di 12 milioni di euro per finanziare fino a 16 progetti, presentati da partenariati misti. La call è volta a potenziare il ruolo delle università europee come propulsore dell’innovazione, sempre più connesse e in grado di rispondere alle necessità dell’ecosistema innovativo europeo. L’obiettivo è incentivare il rapido avanzamento tecnologico dell’università sviluppandone il potenziale innovativo-imprenditoriale, con un focus sull’aggiornamento del percorso formativo e delle competenze necessarie per formare adeguatamente nuovi talenti in ambito tech, in linea con la Deep Tech Talent Initiative, la nuova agenda dell’innovazione ed il Pact for Skills. Quest’ultimo patto, lanciato a inizio mese dalla Commissione Europea all’interno della European Skills Agenda, prevede la cooperazione tra organizzazioni pubbliche e private per la creazione di un modello condiviso di sviluppo, riqualificazione e miglioramento delle competenze delle persone in Europa.
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PNRR: bando del MiSE per progetti R&S delle imprese – Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha sbloccato 500 milioni di euro, a valere sul Fondo nazionale complementare al PNRR, per il finanziamento di progetti di ricerca e di sviluppo, a cui si aggiungeranno ulteriori risorse attraverso la sottoscrizione di accordi quadro con regioni e province autonome (entro il 18 gennaio 2023). L’intervento, inserito nell’ambito del secondo sportello dedicato agli Accordi per l’innovazione, è finalizzato ad incentivare lo sviluppo tecnologico delle imprese, stimolando la crescita economica. La domanda di agevolazione sarà compilabile online, sul sito di Mediocredito centrale (scadenza: 17 gennaio 2023), e sarà aperta ad imprese di qualsiasi dimensione, impegnate in attività industriali, artigianali, di ricerca e servizi. Tra i nuovi criteri di approvazione introdotti, è presente il divieto per il soggetto proponente di presentare più istanze, in quanto mono beneficiario o soggetto capofila di un partenariato, oltre all’introduzione di una graduatoria basata sul merito, che valuti sia gli aspetti economico-finanziari dei soggetti proponenti che l’impatto del progetto.
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50 milioni di euro per il Nuovo Bauhaus europeo dai fondi di coesione – L'Iniziativa urbana europea (IUE) ha lanciato un bando da 50 milioni di euro per sostenere l'innovazione urbana e lo sviluppo sostenibile in linea con gli obiettivi della New European Bauhaus (NEB): estetica, sostenibilità e inclusione. L'IUE fa parte del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), e finanzierà progetti di trasformazione del tessuto urbano in sinergia con il fondo di coesione e finanziamenti esterni. L’iniziativa finanzierà proposte progettuali che ambiscono a costruire, conservare e trasformare il patrimonio culturale, adattare e trasformare gli edifici per creare soluzioni abitative a prezzi accessibili e rigenerare gli spazi urbani. Il FESR finanzierà l'80% del costo dei progetti selezionati, ed ogni progetto potrà ricevere fino a 5 milioni di euro. Parte di questo finanziamento sosterrà il trasferimento di soluzioni innovative ad altre città europee per generare un impatto nelle regioni che hanno più bisogno di un sostegno alla trasformazione verso un futuro verde. Nel lungo termine, le autorità urbane selezionate per ricevere il finanziamento avranno l’opportunità di istituire dei partenariati altre tre città interessate a replicare parti o l'intero progetto. Il bando rimarrà aperto fino a metà gennaio 2023.
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