In questo numero di APREbrussels: Le capacità italiane in ricerca e sviluppo: il quadro nazionale e regionale fornito dall’ISTAT; I Nobel per la fisica e la medicina passano dai Programmi quadro; il racconto dell’evento annuale del GIURI; Al via il processo di definizione del Piano Strategico 2025-27; la posizione del Parlamento europeo sul bilancio annuale 2023; EIC Fund, arriva finalmente la gestione “esterna”.
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Le capacità italiane in ricerca e sviluppo: il quadro nazionale e regionale fornito dall’ISTAT – Sono stati pubblicati i dati ISTAT relativi alla spesa in ricerca e sviluppo delle imprese italiane nel 2020. Dallo studio emerge un trend globale negativo: per le attività di R&S in-house sono stati spesi in Italia 25 miliardi di euro nel 2020, il 4,7% in meno dell’anno precedente. Un trend principalmente alimentato da PMI e università - la cui spesa in R&S è calata rispettivamente del 6,8% e del 2,2% - mentre tiene la spesa nelle istituzioni non profit, in quelle pubbliche nella grande impresa (almeno 250 addetti). In particolare, la grande impresa non solo si conferma il soggetto più importante nelle attività di R&S, ma riesce anche ad aumentare gli investimenti in ricerca (+2,2% rispetto al 2019).
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Il contributo finanziario del settore pubblico e dei soggetti stranieri aumenta – Con riferimento alle fonti di finanziamento, le imprese finanziano la maggior parte della spesa in R&S (13,2 miliardi, pari al 52,8% dei finanziamenti complessivi). Seguono il settore delle istituzioni pubbliche con il 33,7% (8,4 miliardi) e i finanziatori stranieri con l’11,3% (circa 2,8 miliardi). L’autofinanziamento si conferma la fonte principale delle risorse investite in R&S, seppur in leggero calo rispetto al 2019. Aumenta invece il ricorso a finanziamenti esteri e ai contributi pubblici; i primi a sostegno della R&S nelle imprese (+2,7 p.p. rispetto al 2019), i secondi a finanziamento della ricerca nel non profit.
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Macchinari e trasporti trainano la ricerca italiana – Le imprese che investono maggiormente in R&S sono concentrate nei settori della produzione di macchinari, autoveicoli e altri mezzi di trasporto: i tre settori insieme rappresentano un terzo della spesa complessiva registrata nel 2020. Seguono l’elettronica e l’informatica, il comparto della ricerca con oltre 1 miliardo di spesa e quote superiori al 6%. Infine, una quota importante e in crescita (+0.9 punti percentuali rispetto al 2019) è quella della farmaceutica. Lo sviluppo sperimentale - più prossimo all’industrializzazione - si conferma la principale voce di investimento tra le imprese, con 8,5 miliardi di euro, seppur in forte calo rispetto al 2019 (-7,8%). Anche la spesa in ricerca applicata subisce una caduta importante (-6,7%), mentre quella in ricerca di base registra un lieve aumento. Diminuzioni che si riflettono anche nel numero di addetti impiegati nelle attività di R&S, in calo nel 2020 specialmente nel settore delle imprese (-6,7%).
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Le prospettive future: la R&S torna a crescere con l’aiuto dei fondi pubblici – Per il 2021 i dati preliminari indicano un’importante ripresa della spesa in R&S delle imprese (+5,2% rispetto al 2020) che, tuttavia, non è sufficiente per tornare ai livelli del 2019. Si dovrà attendere il 2022 per avere valori di spesa pari o superiori al 2019. Sembrano contribuire alla crescita i fondi pubblici: nel 2021 gli stanziamenti in ricerca e sviluppo di amministrazioni centrali, regioni e province autonome sono saliti del 4,4%, arrivando a circa 11,5 miliardi di euro investiti. Più della metà delle risorse sono state infatti investite a sostegno della ricerca nel settore spazio, salute e delle tecnologie industriali. Il ruolo delle autorità locali varia tuttavia notevolmente tra le diverse regioni italiane come evidenziato nello studio recentemente pubblicato da Eurostat. In termini di intensità di spesa in R&S - il rapporto tra il PIL regionale e la spesa in R&S – le Regioni che investono di più sono Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Friuli Venezia Giulia. Rimangono invece carenti invece gli investimenti nelle regioni meridionali.
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I Nobel per la fisica e la medicina passano dai Programmi quadro – Sono stati recentemente annunciati i vincitori dell’edizione 2022 del premio Nobel, la prestigiosa onorificenza assegnata annualmente alle personalità che hanno apportato maggiori benefici all’umanità. I vincitori della categoria dedicata alla fisica - Alain Aspect e Anton Zeilinger, pionieri dell’informatica quantistica - hanno entrambi beneficato dei fondi europei per la R&I: il primo, attraverso una borsa ERC, il secondo partecipando a differenti progetti finanziati nell’ambito del quinto, sesto e settimo programma quadro. Un successo replicato anche nella categoria dedicata alla Medicina, con l’assegnazione del Nobel a di Svante Pääbo, premiato per le sue scoperte sul genoma degli ominidi. Pääbo è considerato uno dei padri della paleogenomica, un settore di ricerca che ha esplorato per oltre un decennio anche grazie a due borse ERC e alla partecipazione in un progetto finanziato nell’ambito del sesto Programma quadro.
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Semiconduttori: via libera della Commissione al maxi investimento PNRR a STMicroelectronics – La Commissione ha recentemente approvato, in via preliminare, la richiesta di pagamento della seconda rata delle risorse a sostegno del PNRR italiano. La richiesta avanzata dal governo italiano ammonta complessivamente a 21 miliardi di euro e include, tra gli investimenti strategici, una misura da oltre 292 milioni di euro a sostegno dell’industria italiana ed europea dei semiconduttori. Il contributo pubblico integrerà un investimento complessivo pari a 730 milioni di euro effettuato da STMicroelectronics per realizzare uno stabilimento a Catania destinato alla produzione di wafer di carburo di silicio (SiC). Si tratta di un impianto che, una volta operativo, consentirà di produrre la materia prima (polvere di SiC) e fabbricare i wafer direttamente in loco, coprendo così l’intera catena del valore per la produzione dei supporti in silicio necessari alla produzione di microchip. L’accordo prevede inoltre l’impegno di STMicroelectronics su tre fronti: dare priorità agli ordini Ue in caso di carenza di approvvigionamenti, investire nello sviluppo della prossima generazione di microchip e continuare contribuire al rafforzamento dell'ecosistema europeo dei semiconduttori.
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Produzione o ricerca? Chips Act e politiche industriali europee all’evento annuale del GIURI – La misura varata dal governo italiano a sostegno di STMicroelectronics è un esempio calzante della tipologia di investimenti che la Commissione vuole favorire attraverso il Chips Act. Nel tentativo di rafforzare l’autonomia strategica del Continente, la Commissione prevede di mobilitare 11 miliardi di euro a cui si dovrebbero sommare 32 miliardi di euro provenienti dal settore privato. Si discute tuttavia dell’utilizzo che la Commissione vuole fare di queste risorse: investire anche nelle capacità produttive o focalizzare gli investimenti solo nella ricerca? Numerosi esperti suggeriscono infatti di prioritizzare gli investimenti che guardano al futuro del settore (nuove generazioni di chip), anziché cercare di colmare l’attuale gap produttivo. Una posizione condivisa anche da Bert De Colvenaer, il direttore esecutivo della Key Digital Technologies Joint Undertaking - il partenariato che a breve verrà trasformato nella Chips JU - intervenuto nel corso dell’evento annuale del GIURI, tenutosi il 4 ottobre a Bruxelles. Secondo Colvenaer risulta infatti fondamentale anticipare le tendenze future anziché reagire nel breve termine alle carenze che il mercato dei semiconduttori attraversa. All’evento – ospitato dalla delegazione Ue della Regione Emilia-Romagna – sono intervenuti, tra gli altri, la vicedirettrice della DG R&I Joanna Drake e l’Assessore Vincenzo Colla.
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Il piano della Commissione sulle materie prime critiche (critical raw materials) – Parallelamente alle misure d’intervento nel settore dei semiconduttori, la Commissione europea prepara un piano per assicurare l’approvvigionamento delle materie prime considerate “essenziali”. La trasformazione verde e digitale promossa dall’Ue richiede infatti un apporto notevole di materiali di cui il Continente non dispone direttamente, in gran parte provenienti da paesi terzi. L’iniziativa a cui lavora l’esecutivo Ue – ora in fase di consultazione preliminare fino al 25 novembre – evidenza la necessità di rafforzare la comunità di R&I specializzata nella catena del valore delle materie prime essenziali, con particolare attenzione ai temi dell’efficienza nell’utilizzo delle risorse, del riciclo e dello sviluppo di soluzioni alternative. Su quest’ultimo fronte lavora l’iniziativa europea Advanced Material 2030, la piattaforma istituita per definire un’agenda di ricerca comune nel settore dei materiali avanzati. Sono state recentemente aperte le adesioni per contribuire al processo di definizione dell’agenda: possono aderire tutte le organizzazioni europee attive nel settore.
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Spazio: tra ambizioni di autonomia strategica e tagli ai finanziamenti – Le istituzioni europee si muovono per accrescere la presenza dell’Unione nel settore dello spazio. In particolare la Commissione è al lavoro per la realizzazione di una costellazione satellitare multi-orbitale come previsto nel Programma Ue per la connettività sicura 2023-2027. Una misura che dovrebbe contribuire all’autonomia strategica dell’Ue nel settore spaziale, come ribadito da Evi Papantoniou, Vicedirettrice per lo Spazio a DG DEFIS, intervenuta nel corso del Settimana europea dello spazio 2022 tenutosi a Praga. Un’autonomia che non deve quindi limitarsi alla connettività, ma includere anche l’accesso allo spazio, la produzione dei satelliti e la gestione degli stessi. Nonostante le ambizioni dell’esecutivo Ue, il settore spaziale nell’Unione è costretto ad confrontarsi con un drastico il ridimensionamento nel budget allocato al partenariato spaziale di Horizon Europe. Le risorse inizialmente allocate all’iniziativa ammontavano a 1,4 miliardi di euro; oggi ridotte a 150 milioni di euro per i prossimi tre anni: un taglio che richiederà inevitabilmente di ridimensionare le ambizioni le ambizioni del settore spaziale europeo.
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Al via CoARA: la piattaforma europea per la riforma del sistema di valutazione della ricerca – Mercoledì 28 settembre, in occasione di una sessione di alto livello delle Giornate europee della ricerca e dell'innovazione, è stata ufficialmente aperta la raccolta firme per la CoARA "Coalition on Advancing Research Assessment". La coalizione sarà istituita entro la fine del 2022 dalle organizzazioni che hanno firmato l'accordo. All’evento hanno partecipato varie figure di spicco della Commissione, come la Commissaria Mariya Gabriel e Anna Panagopoulou; e la Ministra francese per l’istruzione Sylvie Retailleau.
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Al via il processo di definizione del Piano Strategico 2025-27 – Nel corso dei R&I days, l’evento annuale dedicato a ricerca e innovazione organizzato dalla Commissiona a fine settembre, è stato ufficialmente lanciato il processo di definizione del Piano strategico 2025-27 di Horizon Europe, il documento che definirà gli orientamenti strategici di R&I nell’ultimo triennio dell’attuale Programma quadro. Orientamenti che troveranno poi applicazione nei programmi di lavoro, assicurando così l’allineamento tra i progetti di ricerca finanziati nell’ambito di Horizon Europe e le priorità politiche dell’Unione. Le consultazioni saranno aperte a partire dal mese di novembre con la pubblicazione di un questionario sul portale della Commissione. Parallelamente, verrà organizzato un evento a dicembre per raggiungere i cittadini e coinvolgerli nel processo decisionale. Secondo i primi orientamenti emersi nel corso degli R&I days, sembra plausibile una revisione delle priorità di R&I in funzione dell’attuale contesto geopolitico, con particolare attenzione ai temi della sicurezza alimentare ed energetica. Il processo di definizione del piano consentirà inoltre di valutare se l’approccio e le priorità fin qui perseguite rimangono valide. La pubblicazione del Piano Strategico 2025-27 è attesa nel 2024.
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Budget Ue 2023: il Parlamento propone per Horizon Europe un aumento di 311 milioni – Prosegue la negoziazione relativa al bilancio dell’Unione per il 2023 secondo la tradizionale procedura di approvazione del bilancio annuale da definirsi nell’ambito dei limiti di spesa fissati dal Quadro finanziario pluriennale. Il Consiglio aveva proposto prima dell’estate una dotazione complessiva a ribasso: 183,4 miliardi di euro rispetto ai 185,6 miliardi di euro inizialmente fissati dalla Commissione. Il dossier sul bilancio 2023 è ora nelle mani del Parlamento europeo: la Commissione Bilancio del Parlamento ha recentemente adottato la propria posizione tenendo conto dei pareri in arrivo dalle commissioni parlamentari tematiche: gli eurodeputati propongono una dotazione complessiva per il 2023 di 187,3 miliardi di euro, in rialzo anche rispetto alla proposta iniziale dell’esecutivo, e un aumento di 311 milioni per Horizon Europe (sempre rispetto alla proposta della Commissione). La posizione adottata conferma la consueta opposizione del Parlamento ai tagli proposti dal Consiglio, specialmente nel settore della R&I. In particolare, gli eurodeputati sono favorevoli all’impiego delle risorse avanzate dal precedente Programma quadro; una ridistribuzione che consentirebbe di bilanciare le risorse che la Commissione intende dirottare a favore della Chips JU. La posizione della Commissione Bilancio verrà ora votata in seduta plenaria: prenderanno a quel punto il via le trattative tra Consiglio e Parlamento per arrivare all’accordo entro l’anno.
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Sempre più voci dal mondo della ricerca si schierano contro i tagli proposti dal Consiglio – Una posizione – quella dell’Eurocamera – fortemente sostenuta dal mondo della ricerca. Dopo i comunicati dei network LERU ed EARTO, arriva la dichiarazione congiunta di 11 organizzazioni e università diretta alla Presidenza ceca del Consiglio europeo. Le crisi che attualmente attraversano il Continente – si legge nel comunicato - richiedono soluzioni condivise basate sulle evidenze e gli sviluppi che la ricerca può apportare. Risulta pertanto controintuitivo, continuano i firmatari, ridurre le risorse a sostegno della R&I; una tendenza opposta a quanto si osserva a livello internazionale, con gli Stati Uniti e la Cina intenti ad aumentare sensibilmente i propri budget dedicati alla ricerca.
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L’EIC Fund si affida ad un gestore esterno, l’EIC nomina un nuovo Programme manager – La situazione di stallo che si era creata all’interno dell’European Innovation Council legata alla gestione dell’EIC Fund sembra essere giunta a termine. La Commissione ha nominato un gestore esterno del fondo, la società lussemburghese AlterDomus Management Company S.A., che si occuperà delle decisioni di investimento nelle start-up e PMI selezionate attraverso il programma EIC Accelerator. La Banca europea per gli investimenti avrà invece il compito di preparare la due diligence, l'attività di investigazione e di approfondimento di dati e di informazioni relative alle imprese coinvolte nel programma. Le prime decisioni d’investimento arriveranno ad ottobre, per poi proseguire nei mesi a venire. La prossima scadenza per le proposte EIC Accelerator è il 5 ottobre 2022, mentre a breve verranno annunciati i risultati della scadenza di giugno 2022. Nel frattempo, sono stati compiuti progressi significativi per garantire che le aziende selezionate ricevano rapidamente le sovvenzioni a loro assegnate, con diverse misure implementate per ridurre le tempistiche di erogazione di fondi (grant) a 5 mesi. L’EIC ha anche nominato una nuova Programme Manager, Isabel Obieta, che si occuperà del settore dell'elettronica responsabile. La nomina di Obieta - che vanta un’esperienza decennale nel settore dei materiali e delle tecnologie per l’elettronica – apre nuove possibilità d’investimento per l’EIC nel settore dei semiconduttori e contribuire così all’autonomia strategica europea.
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L’EIC Fund si affida ad un gestore esterno, l’EIC nomina un nuovo Programme manager – Il 30 settembre è stata lanciato il bando per l’iniziativa Erasmus+ European Universities con un bilancio totale di 384 milioni di euro, con l’obbiettivo di sostenere le alleanze di università già esistenti, e aiutare a lanciarne di nuove. L’obiettivo globale del programma è di istituire 60 alleanze che coinvolgano 500 università entro la metà del 2024, per rafforzare la qualità e la competitività internazionale dell'istruzione superiore in Europa. Il Seal of Excellence verrà assegnato alle proposte che sono state valutate e classificate di alta qualità, ma che non possono essere finanziate nell'ambito di Erasmus+ per mancanza di fondi.
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200 milioni per il digitale: apre una nuova tornata di bandi per il programma Digital – Il programma Digital Europe ha aperto la terza tornata di bandi per i programmi di lavoro 2021-2022, con l’apertura di due bandi a cui possono partecipare imprese, PA e altri stakeholder di Stati Membri e Paesi Associati. Il primo bando si focalizza sullo sviluppo di una piattaforma di intelligenza artificiale per imprese e PA; e su programmi di istruzione sulle tecnologie digitali avanzate. La call è aperta fino al 24 gennaio 2023. Inoltre, è attivo il nuovo bando per gli European Digital Innovation Hub con ulteriori 30 milioni di euro, con scadenza il 16 novembre 2022.
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