In questo numero di APREbrussels: Al via l’interim evaluation di Horizon Europe; la nuova agenda europea per l’innovazione; le linee guida sulle sinergie tra Horizon Europe e fondi strutturali; una consultazione pubblica sul Programma di lavoro EIC 2023?; il report finale del Gruppo di esperti sui partenariati.
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Al via l’interim evaluation di Horizon Europe – La Commissione ha avviato ufficialmente la settimana scorsa il processo di valutazione di medio termine di Horizon Europe, un’operazione – prevista dal regolamento istitutivo del Programma quadro – finalizzata ad analizzare la struttura del programma, la sua implementazione e i risultati ottenuti nel periodo 2021-23, dando così conto delle ragioni degli investimenti pubblici del primo triennio. L’esercizio, che procederà in parallelo con la valutazione finale di Horizon 2020, dovrà permettere quindi di monitorare lo stato di avanzamento di Horizon Europe – mettendo in campo eventuali correttivi per la seconda fase del programma - e definire le traiettorie preliminari per lo sviluppo del successivo Programma quadro. Le cinque aree di analisi – rilevanza, coerenza, efficienza, efficacia e valore aggiunto per l’Ue – verranno estese a tutte le componenti del programma, inclusi partenariati, le missioni, l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) e il Joint Research Center (JRC). Particolare attenzione verrà posta al bilancio costi-benefici per i partecipanti, valutando la presenza di potenziali oneri sul piano amministrativo con ricadute sulla complessità del Programma quadro.
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I prossimi passi – Il primo passaggio, come da prassi, è una call for feedback di quattro settimane con scadenza fissata il 29 luglio. La risposta alla call – rivolta innanzitutto alla comunità di ricerca e innovazione europea, ma aperta anche a semplici cittadini – deve essere limitata a 4000 caratteri, a cui è possibile allegare un documento di posizionamento. La Commissione prevede poi di dare il via a una consultazione più strutturata nell’ultimo trimestre del 2022 e in parallelo di raccogliere i contributi di partecipanti, autorità nazionali e regionali, rappresentanti del settore industriale, anche attraverso un evento online pianificato per il secondo trimestre del 2023. All’insieme delle consultazioni – che verrà utilizzato dall’esecutivo europeo anche in vista della preparazione del piano strategico di Horizon Europe per il 2025-27 – si aggiungeranno a partire dal prossimo anno anche i contributi di Parlamento e Consiglio: la Commissione dovrebbe poi adottare la relazione finale sulla valutazione di medio termine entro il 2024.
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Ecco le linee guida sulle sinergie tra Horizon Europe e fondi strutturali – È stato pubblicato la scorsa settimana – e presentato in anteprima alla conferenza organizzata dalla Presidenza ceca - il documento di lavoro della Commissione sulle sinergie tra Horizon Europe e il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). La pubblicazione presenta le opportunità di collaborazione tra i due programmi in questione – dettagliando con chiarimenti ed esempi il quadro normativo fissato nei regolamenti della programmazione 2021-27 - con l’obiettivo di informare gli attori nazionali coinvolti nella gestione dei fondi di coesione – regioni in primis - e nell’implementazione di Horizon Europe. Le sei tipologie di sinergie incluse nel documento includono i Seal of Excellence, i trasferimenti delle risorse tra i due programmi, il finanziamento cumulativo, il ruolo dei partenariati europei e sistemi di finanziamento combinato. Per ogni tipologia di sinergia, il documento raccoglie i riferimenti legali, ne analizza il funzionamento e offre degli esempi operativi per facilitare la comprensione dello strumento. Nel caso, ad esempio, del Seal of Excellence, la guida offre un inquadramento politico e regolamentativo dello strumento, spiega il processo di assegnazione e analizza un caso pratico di finanziamento ad una start-up premiata con il SoE assegnato nell’ambito dell’EIC Accellerator
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L’evento del GIURI – Proprio al tema delle sinergie è dedicato il prossimo GIURI Open “Le sinergie tra Horizon Europe, i fondi strutturali e altri programmi: incontro operativo”, un momento di informazione e discussione organizzato dal GIURI in collaborazione con l’URC, il Coordinamento delle regioni e delle province autonome a Bruxelles. Interverranno, tra gli altri, Joanna Drake, Vicedirettrice generale DG R&I della Commissione europea, Magda De Carli, Capo Unità ‘ERA & Country Intelligence” alla DG R&I, altri rappresentanti della Commissione, esponenti del governo italiano, delle regioni e di altri enti locali. L’evento si terrà on-line, giovedì 14 luglio, dalle 9.30 alle 12.00. È possibile registrarsi al seguente link, mentre l’agenda e disponibile online. L’evento sarà anche l’occasione per annunciare la pubblicazione del vademecum GIURI dedicato alle sinergie, documento che dà conto, tra le altre cose, di una mappatura di esperienze di sinergie realizzate in Italia con fondi strutturali e con risorse proprie nel periodo 2014-2020 e previste nell’attuale programmazione 2021-2027.
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Il GIURI è il network che riunisce gli uffici di collegamento e rappresentanza degli stakeholder italiani a Bruxelles attivi nell’ambito della ricerca e dell’innovazione. APRE riveste attualmente il ruolo di coordinatore del network. Per maggiori informazioni, potete scrivere all’indirizzo bruxelles@apre.it o visitare la pagina del GIURI su LinkedIn
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Una consultazione pubblica sul WP EIC 2023? – La Commissione ha annunciato la prossima apertura di una consultazione pubblica sulla versione provvisoria del Programma di lavoro 2023 dello European Innovation Council. Si tratta di un’operazione del tutto inedita nell’ambito del Programma quadro: la norma prevede infatti che il processo di costruzione e negoziazione dei WP avvenga a livello europeo esclusivamente all’interno delle configurazioni tematiche del Comitato di programma di Horizon Europe e sia quindi caratterizzato dal confronto tra la Commissione e le delegazioni degli Stati membri. Sembrerebbe invece che la Commissione voglia, per questa edizione del Programma di lavoro EIC, sperimentare una consultazione aperta al pubblico, presumibilmente pubblicando in anticipo il documento in questione. Stando alle informazioni disponibili, la consultazione dovrebbe tenersi nell’ultimo trimestre del 2022.
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Pubblicato lo studio di valutazione dell’EIC Pilot 2018-2020 – Sono stati pubblicati i risultati dell’EIC Pilot, l’iniziativa lanciata nell’ultimo triennio di Horizon 2020 per sperimentare misure a supporto dell’innovazione e delle start-up europee e preparare così il lancio vero e proprio dello European Innovation Council in Horizon Europe. In termini di partecipazione, l’analisi prende in considerazione i progetti finanziati attraverso gli strumenti EIC Pathfinder e Accelerator ed evidenzia tra le altre cose che il numero di progetti presentati è progressivamente aumentato negli anni con un conseguente calo del tasso di successo. In particolare – si legge nello studio - le migliori performance si sono osservate nelle regioni ad elevato potenziale innovativo, mentre le aziende provenienti dagli stati Ue-13 hanno registrato un tasso di successo inferiore e maggiori difficoltà ad accedere agli strumenti EIC. Guardando invece all’utilità complessiva del Pilot, lo studio conclude che l’EIC non ha eguali a livello nazionale ed è pertanto l’unico programma che può fare la differenza nel sostegno all’innovazione dirompente europea.
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Le tre raccomandazioni dello studio: rivedere i servizi, rafforzare la credibilità e allineare il monitoraggio – Sulla base dei risultati ottenuti analizzando i progetti finanziati attraverso l’EIC Pilot, lo studio avanza tre raccomandazioni per guidare l’implementazione dell’attuale EIC. Il primo consiglio è quello di rimodulare i Business Acceleration Services, l’iniziativa a supporto delle start-up selezionate attraverso lo strumento Accelerator. Anziché focalizzarsi sulle attività di formazione e accompagnamento – si legge nel documento – l’EIC dovrebbe creare maggiori opportunità di matchmaking e coordinare i servizi di supporto con l’offerta delle iniziative complementari a livello nazionale ed europee (e.g. EIT). La seconda raccomandazione riguarda invece la credibilità dello strumento, fortemente limitata di recente da difficoltà ed incertezze nel processo di attribuzione dei finanziamenti promessi. Lo studio consiglia quindi di velocizzare il processo in questione e di migliorare la comunicazione con i beneficiari. Come ultima raccomandazione, gli autori dell’analisi suggeriscono di includere nuovi strumenti di valutazione che meglio descrivano l’impatto dell’EIC, come ad esempio il trasferimento tecnologico, le questioni di genere, la provenienza geografica e l’impatto sociale.
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Il report finale del Gruppo di esperti sui partenariati (e la selezione dei membri per il nuovo gruppo) – Il Gruppo di esperti della Commissione dedicato ai partenariati di Horizon Europe - istituito per contribuire al processo di valutazione e monitoraggio degli stessi – ha recentemente pubblicato la relazione conclusiva dei propri lavori. Si tratta di una serie di raccomandazioni per migliorare le attività di coordinamento dei 49 partenariati lanciati o previsti dall’attuale programma. Le raccomandazioni, suddivise per tema, guardano al processo di monitoraggio, alla raccolta dati, al ruolo dei partenariati come strumenti di policy e alle pratiche di mutual learning. Con riferimento alla dimensione di policy, il gruppo di esperti – che è stato presieduto in questi anni dall’attuale Presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza - suggerisce di coordinare obiettivi e risultati dei diversi partenariati attraverso un approccio di portfolio management. Altrettanto importante – si legge nel rapporto – garantire sufficiente flessibilità nella definizione del ruolo e degli obiettivi dei partenariati affinché possano meglio contribuire alle priorità politiche dell’Unione. Sinergie e flessibilità sono due dei temi prioritari a cui la Commissione lavora: sebbene infatti quasi la metà della dotazione finanziaria del secondo pilastro di Horizon Europe venga gestita attraverso i partenariati, l’equilibrio tra eccessiva burocrazia e flessibilità rimane ancora fragile. Nel frattempo, sono aperte le candidature per selezionare i nove membri per il secondo mandato del gruppo di esperti, che sarà in carica in carica da ottobre 2022 a gennaio 2024. C’è tempo fino all’8 agosto per inviare la propria candidatura
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Pubblicato il vademecum del GIURI sulle Joint Undertaking – Il GIURI ha pubblicato il vademecum dedicato alle dieci Joint Undertaking (JU) lanciate in Horizon Europe, i partenariati sulla base dell’articolo 187 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. La pubblicazione ha l’obiettivo di informare e orientare presentando la nuova generazione delle JU nelle varie tematiche dell’attuale programma. Il testo mette in evidenza le novità rispetto al passato e gli elementi di somiglianza e differenza tra di esse soffermandosi in particolare sul contesto di policy, gli obiettivi, la membership, il budget e la governance.
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EIT HEI Initiative: ecco i progetti selezionati – L’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) ha annunciato i consorzi selezionati per prendere parte all’EIT HEI Initiative, il programma pensato dall’EIT per favorire l’incontro tra università e l’industria. Dei 56 consorzi che hanno risposto al bando EIT ne sono stati selezionati 26, per un totale di 146 università e altrettante organizzazioni non accademiche. I progetti vincitori avranno la possibilità di accedere a risorse finanziarie - fino a 31 milioni di euro in totale – e a supporto mirato e opportunità di collaborazione con la rete EIT, con l’obiettivo di sviluppare e implementare dei piani d’azione per migliorare le capacità imprenditoriali e innovative delle università.
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Il piano B del Regno Unito in ritardo e la scelta dei vincitori ERC “britannici” – La caduta del governo di Boris Johnson rischia di complicare ulteriormente l’avvicinamento tra Ue e Regno Unito sul fronte della ricerca e rallentare l’attuazione dell’eventuale piano B britannico in caso di mancata associazione a Horizon Europe. Tra i ministri britannici dimissionari figura infatti anche George Freeman, a capo del Ministero per scienza, ricerca e innovazione, e principale promotore dei programmi per rimpiazzare le opportunità e i finanziamenti di Horizon Europe con fondi e strumenti nazionali.I ritardi nell’implementazione del piano alternativo stanno già avendo conseguenze per molti ricercatori di base nel Regno Unito e vincitori di un progetto ERC, che si sono trovati di fronte a un bivio: 19 di loro hanno preferito mantenere la borsa ERC e optato per il trasferimento in un’istituzione con sede in Europa, mentre altri 115 hanno deciso di rimanere nel Regno Unito rinunciando quindi alla sovvenzione dello European Research Council, per i restanti 12 casi non è stata ancora trovata una soluzione.
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Pubblicata l’Agenda europea per l’innovazione: obiettivi e azioni – La Commissione ha adottato la settimana scorsa la nuova agenda europea per l’innovazione – un documento di taglio strategico e operativo i cui obiettivi ed azioni dovranno contribuire a rafforzare l’ecosistema delle start-up europee, agevolando così lo sviluppo di nuove tecnologie per affrontare le sfide sociali più urgenti. Il contesto è noto ormai da anni: sviluppare le capacità innovative dovrebbe consentire all’Europa di avanzare nella transizioni verde e digitale, contribuendo così alla sicurezza e alla competitività dell’Ue. Sul piano strategico, l’agenda persegue cinque obiettivi: migliorare l’accesso ai finanziamenti per le start-up, introdurre degli spazi di sperimentazione normativa, contribuire allo sviluppo delle valli regionali dell’innovazione, attrarre talenti nell’innovazione e sostenere gli Stati membri nell’elaborazione delle politiche pubbliche.
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Le cinque iniziative faro dell’agenda – Operativamente gli obiettivi dovranno essere raggiunti mettendo in atto 25 azioni specifiche nell’ambito di cinque iniziative faro: il finanziamento della fase di scale-up delle aziende innovative europee mobilitando risorse istituzionali e private; l’apertura di spazi di sperimentazione regolamentativi attraverso una normativa dedicata e l’utilizzo degli appalti pubblici; lo sviluppo delle valli regionali dell’innovazione, destinando almeno 10 miliardi di euro a progetti interregionali che contribuiscano ad accelerare e rafforzare le capacità innovative dell’Unione. Previsto anche un sostegno per gli Stati Membri interessati a promuovere l’innovazione regionale attraverso le risorse della politica di coesione e del Programma quadro. Il miglioramento degli strumenti di elaborazione delle politiche a supporto dell’innovazione dovrà essere perseguito attraverso l’impiego dei dati e l’adozione di definizioni condivise (start-up, scale-up) che possano orientare le politiche a tutti i livelli in Europa.
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Le prime reazioni dalle istituzioni e dal mondo universitario – Il Comitato Europeo delle Regioni (CoR), ha accolto positivamente l’adozione dell’agenda proposta dalla Commissione, soffermandosi in particolare sull’iniziativa faro dedicata alle valli regionali dell’innovazione. L’iniziativa, si legge nel comunicato, potrà selezionare, entro il 2023, 100 regioni interessate a coordinare investimenti e politiche di R&I, sperimentare nuovi strumenti di governance e supportare lo sviluppo dei territori deboli sul fronte innovativo. Le regioni in questione verranno selezionate a partire dall’iniziativa “Partnerships for Regional Innovation”, lanciata dal CoR insieme al JRC lo scorso maggio. Più critiche invece le reazioni dal mondo universitario, con la European University Association (EUA) che accoglie le ambizioni dell’agenda ma sottolinea le carenze sul piano operativo e sul ruolo delle università: l’EUA ritiene che l’agenda non colga del tutto le potenzialità innovative delle università, limitandosi a considerarle per gli input che possono fornire al settore industriale.
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Lo studio SRIP sulla performance dell’Ue in R&I – L’agenda per l’innovazione pubblicata dalla Commissione si inserisce, come ampiamente noto, in un contesto europeo piuttosto solido sul piano della ricerca più carente sul fronte dell’innovazione. L’Unione – si legge nella Relazione sui risultati nel campo della scienza, della ricerca e dell’innovazione (SRIP), lo studio biennale prodotto dalla DG R&I - mantiene un ruolo di primo piano sulla scena mondiale in termini di produzione scientifica e tecnologica: pur rappresentando appena il 6% della popolazione mondiale, vanta il 18% circa degli investimenti mondiali in R&S e il 21% delle pubblicazioni scientifiche più citate al mondo. Gli investimenti in R&S sono tuttavia diminuiti durante la crisi, con differenze notevoli fra i settori, erodendo così i margini di vantaggio rispetto ai principali partner commerciali dell’Ue. In particolare, i settori maggiormente colpiti sono stati quelli dell’ICT (-3.6%), della chimica (-3,7%), dell’automotive (-7,2%) e dell’aerospaziale (-22,6%). C’è necessità – si legge nel report – di politiche ambiziose che riconoscano il ruolo centrale della R&I nella transizione verde e digitale, contribuendo così a rafforzare la resilienza e la competitività del Continente. A questo proposito, lo studio propone sei linee d’intervento per direzionare gli investimenti nella R&I e valorizzare i risultati.
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Lo Strategic Foresight 2022: cosa c’è per la R&I – È stato pubblicato il rapporto 2022 dello Strategic Foresight, il documento che identifica le aree d’intervento per massimizzare sul lungo termine (orizzonte 2050) le sinergie tra le ambizioni verdi e digitali dell’Ue. L’aggressione russa all’Ucraina ha accentuato – sostiene il documento - la necessità di avanzare nella transizione verde e digitale, un percorso cruciale per rafforzare l’autonomia strategica europea e sviluppare le capacità di rispondere alle sfide future. Il documento esplora tre dimensioni della doppia transizione: il ruolo del digitale nella transizione verde - elemento essenziale per la decarbonizzazione e a sua volta fonte di consumi e rifiuti, i fattori geopolitici, sociali, economici e regolamentativi che potrebbero influenzare il percorso di transizione e i dieci settori d’azione su cui intervenire per garantire il successo dell’iniziativa. Centrale nelle tre dimensioni il ruolo della R&I, fattore strategico per sviluppare le tecnologie necessarie alla transizione e accelerare l’adozione delle stesse.
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I dieci settori d’intervento – Il documento indentifica dunque dieci settori d’intervento per massimizzare le opportunità della transizione e ridurre i potenziali rischi. Tra le aree individuate dalla Commissione – con il supporto scientifico del Joint Research Center – figura innanzitutto l’autonomia strategica nelle tecnologie chiave, come i semiconduttori, l’intelligenza artificiale e i computer quantistici. Stando infatti ad un recente studio di McKinsey – citato nel report della Commissione – il gap d’investimenti Ue nelle tecnologie critiche rimane ancora profondo, specialmente rispetto agli Stati Uniti e la Cina. Altro punto d’attenzione riguarda l’approvvigionamento delle materie prime necessarie per produrre le tecnologie verdi e digitali, tenendo in considerazione il rischio che la domanda di tecnologie possa accentuare le dipendenze proprio dalle potenze straniere, come nel caso delle terre rare estratte in Cina. Altrettanto importante è adattare il sistema d’istruzione e formazione alle rapide trasformazioni in corso, così come adottare un approccio globale per la definizione degli standard, specialmente sul fronte della circolarità e della competitività sostenibile.
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